Il primo Papa e l’apostolo delle genti, le rocce della prima Chiesa. Uomini e carismi diversi uniti in un’unica festa che la liturgia celebra il 29 giugno, poiché, fin dalle origini, le comunità cristiane hanno identificato in queste due figure le radici stesse della Chiesa. Nella fedeltà a Cristo, fino a dare la vita.
Pietro di Betsaida (nome originario Simone) è il personaggio più citato nel Nuovo Testamento dopo Gesù Cristo, il quale lo chiamò a seguirlo insieme al fratello Andrea, dicendo loro: «Vi farò pescatori di uomini». Da allora fu sempre presente nei momenti più importanti: il Maestro ne fece la pietra sulla quale avrebbe edificato la Chiesa e dopo la resurrezione, nonostante la debolezza del triplice rinnegamento dopo l’ultima cena, gli conferì la missione di “pascere gli agnelli” del gregge cristiano. Sarà lui a intervenire autorevolmente negli eventi fondamentali della Chiesa delle origini, dalla Pentecoste fino al concilio di Gerusalemme. Secondo Tertulliano, Pietro morì crocifisso sul colle Vaticano con la testa all’ingiù, per suo espresso desiderio a Roma sotto Nerone imperatore e sul suo sepolcro fu poi costruita la Basilica costantiniana a lui dedicata. Ci ha lasciato due lettere in cui esorta alla santità e alla fedeltà ai doveri della propria condizione, nonché alla speranza cristiana.
Di Paolo, il cui nome era Saulo, nativo di Tarso in Cilicia, sappiamo che, da accanito persecutore della Chiesa, dopo l’incontro col Risorto sulla via di Damasco diventò un infaticabile testimone del Vangelo, compiendo vari viaggi missionari in Asia Minore, a Creta, Macedonia e Grecia (e forse anche in Spagna), descritti nella seconda parte degli Atti degli Apostoli e riscontrabili nelle sue lettere ai Romani, ai Galati, ai Corinzi, ai Filippesi, ai Tessalonicesi, agli Efesini, ai Colossesi e a Timoteo, Tito e Filemone. La fine dell’Apostolo non è registrata nel Nuovo Testamento, dove si parla soltanto del suo appello all’autorità imperiale, dopo il suo secondo arresto a Gerusalemme e il suo trasferimento a Roma, in quanto cittadino romano. La tradizione costante e indiscussa attesta comunque il suo martirio avvenuto nell’anno 67 per decapitazione Ad Aquas Salvias (alle Acque Salvie), presso la via Ostiense, non molto lontano dalla grande basilica costruita sul luogo della prima traslazione delle sue spoglie.