Il martirio di sant’Alessandro, patrono di Bergamo, ci viene raccontato dagli Atti che, pur non essendo di epoca molto tarda, contengono elementi fantasiosi e storicamente discutibili. Ci parlano di un soldato della famosa Legione Tebea di stanza a Milano, convertitosi al cristianesimo e incarcerato con alcuni compagni in seguito all’editto di persecuzione promulgato dal Diocleziano e Massimiano nel 303. Fuggito verso Como, Alessandro sarebbe stato arrestato e ricondotto a Milano alla presenza dell’imperatore Massimiano, che gli ordinò di sacrificare agli dei, ma egli avrebbe rovesciato l’idolo provocando la sua immediata condanna a morte. Il carnefice però non osava colpirlo e l’esecuzione sarebbe stata sospesa. Fuggito una seconda volta, il santo si sarebbe nascosto in una boscaglia ma sarebbe stato ripreso dalle guardie imperiali. Essendosi nuovamente rifiutato di sacrificare agli idoli, sarebbe stato decapitato. Il corpo sarebbe stato sepolto da una matrona di nome Grata in un suo podere, dove venne poi costruita una basilica. Il culto di Alessandro si sviluppò prestissimo sul suo sepolcro; nei calendari della città dei secolo XI e XIII si afferma che nonostante le continue devastazioni barbariche subite, la cripta con i resti del martire è rimasta intatta. Inoltre, fin dal secolo VI la costruzione di una chiesa a lui intitolata a Fara Autarena, nel 585, ad opera del re Autari, conferma che il culto era già esteso in epoca interiore. A Bergamo e nella diocesi sono numerose le chiese intitolate al santo: in città, oltre al Duomo, ci sono quelle di Sant’Alessandro della Morla (o dei Cappuccini), che secondo la tradizione, sarebbe sorta sul luogo dove il santo venne arrestato; di sant’Alessandro in Colonna, eretta, sempre secondo la tradizione, sul luogo del martirio; infine, di Sant’Alessandro della Croce, costruita per ricordare i gigli che sarebbero germogliati da alcune gocce di sangue cadute dal capo del martire nella decapitazione.

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Data:
Agosto 26