Religiosa, mistica, drammaturga, dottore della Chiesa insieme a Caterina da Siena e Teresa d’Avila, patrona di Francia insieme a Giovanna d’Arco, protettrice dei malati di AIDS, di tubercolosi e di altre malattie infettive, persino patrona delle missioni, lei che scelse la clausura e morì giovanissima di tubercolosi. La vicenda umana e spirituale di santa Teresa di Lisieux, più nota come santa Teresa del Bambin Gesù, è una delle più paradossali della storia della Chiesa che la festeggia il 1° ottobre.
Morta di tubercolosi a 25 anni nel monastero di Lisieux è venerata a livello mondiale. La Basilica della città francese a lei dedicata è il secondo luogo di pellegrinaggio di Francia solo dopo Lourdes. Pio XI, che la canonizza nel 1925, la considerava la “stella del suo pontificato”. Giovanni Paolo II nel 1997 l’ha proclamata Dottore della Chiesa in occasione del centenario della sua morte.
A cosa si deve la fama mondiale di santa Teresina, dunque? Sicuramente al fatto che ella ha lasciato le sue memorie, riflessioni, crisi spirituali raccolte nel diari pubblicati dalla sorella Pauline, diventata madre Agnese dopo la sua morte. Storia di un’anima, pubblicata per la prima volta nel 1898, non è solo un testo religioso ma raccoglie poesie, opere teatrali, lettere e preghiere che raccontano l’itinerario spirituale di un’anima eccelsa, a dispetto dell’umiltà e del nascondimento della sua vita terrena.
Entrata nelle carmelitane di Lisieux con il nome di suor Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo, scoprì che l’ambiente monastico non solo non era quello che si aspettava ma le era ostile, pieno di brutture, poco spirituale. E lei in un certo senso riforma, partendo da se stessa, quell’ambiente.
La teologia della “piccola via”
La novità della sua spiritualità, chiamata anche teologia della “piccola via”, consiste nel ricercare la santità, non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani anche i più insignificanti, a condizione di compierli per amore di Dio. Dopo la sua morte, la voce di questa carmelitana umile percorre la Francia e il mondo, colpisce gli intellettuali, suscita anche emozioni e tenerezze popolari.
Pio XI raccomanda al vescovo di Bayeux: «Dite e fate dire che si è resa un po’ troppo insipida la spiritualità di Teresa. Com’è maschia e virile, invece! Santa Teresa di Gesù Bambino, di cui tutta la dottrina predica la rinuncia, è un grand’uomo». Santa Teresina compose anche otto lavori teatrali che mise in scena personalmente nel teatro del Carmelo, curandone personalmente non solo la scenografia ma anche i costumi, talvolta figurando come protagonista. Tali lavori ebbero come nome Récréations Pieuses (Ricreazioni Pie). Tra i temi, episodi evangelici e la vita di Giovanna d’Arco.
La richiesta al Papa di entrare in convento
La quattordicenne Teresa Martin spicca nel pellegrinaggio francese, giunto a Roma a fine 1887 per il giubileo sacerdotale di Leone XIII. Ma, nell’udienza pontificia a tutto il gruppo, sbigottisce i prelati chiedendo direttamente al Papa di poter entrare in monastero subito, prima dei 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entra nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima). Il Martirologio Romano così la ricorda: «Entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni».