Nei Vangeli sinottici viene chiamato Bartolomeo; in quello di Giovanni, invece, in ebraico, Natanaele. Gli studiosi affermano che sia la stessa persona: un “dono di Dio”, come racconta l’etimologia del suo nome e come lo sono per la Chiesa tutti i Santi.
“Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth». Natanaèle esclamò: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!»”. (Gv 1, 45-49)
Apostolo in India, martire in Armenia
Dopo la morte di Cristo, sappiamo quali apostoli fossero riuniti in preghiera perché ce lo dicono gli Atti con un preciso elenco di nomi. Tra questi c’è anche Bartolomeo. Cosa fa dopo non è certo storicamente, ma pare vada a predicare la Parola in diverse regioni orientali, dalla Mesopotamia fino in India, operando miracoli e guarigioni prodigiose. Finché non giunge in Armenia. Qui, oltre a convertire le popolazioni di ben 12 città, riesce a evangelizzare anche il re Polimio e sua moglie, mandando su tutte le furie i sacerdoti delle divinità locali. Alla fine Astiage, il fratello del re, sobillato proprio dai sacerdoti, riesce a condannarlo a morte. Il martirio si compie ad Albanopoli intorno all’anno 68, poi nei secoli le sue reliquie, dopo mille peripezie, arriveranno a Roma per intervento dell’imperatore Ottone III per riposare nella basilica a lui dedicata sull’Isola Tiberina.