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Il prossimo 26 gennaio ricorre la sesta Domenica della Parola di Dio, indetta da papa Francesco nel 2020. Vuole essere un invito a verificare quanto la nostra vita personale e comunitaria sia sotto lo sguardo di Dio e a riconsiderare l’importanza dell’ascolto della Parola del Signore per vivere alla sua presenza.
Il motto scelto è ripreso dal libro dei Salmi: «Spero nella tua Parola» (Sal 119,74).
La Domenica della Parola di Dio è una giornata «dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio per far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture».
È stata istituita il 30 settembre del 2019 da papa Francesco con il Motu proprio Aperuit illis, con il quale il Pontefice ha stabilito che ogni anno la III Domenica del Tempo ordinario sia dedicata alla Parola di Dio. La lettera apostolica spiega che: «Dedicare in modo particolare una domenica dell’Anno liturgico alla Parola di Dio consente, anzitutto, di far rivivere alla Chiesa il gesto del Risorto che apre anche per noi il tesoro della sua Parola perché possiamo essere nel mondo annunciatori di questa inesauribile ricchezza».
Qual è il significato?
È racchiuso, spiega il biblista e sacerdote della Società San Paolo don Giacomo Perego, «in una profonda convinzione di Papa Francesco: perché la fede sia matura, occorre “far emergere il posto centrale della Parola di Dio nella vita ecclesiale, raccomandando di incrementare la “pastorale biblica” non in giustapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica dell’intera pastorale”. La citazione attinge al n. 73 dell’esortazione post-sinodale firmata da Benedetto XVI all’indomani del Sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa celebrato nel 2008. Tale passaggio raccoglie una delle eredità più significative delle Chiese dell’America Latina: “Non si tratta di aggiungere qualche incontro in parrocchia o nella diocesi, ma di verificare che nelle abituali attività delle comunità cristiane, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti, si abbia realmente a cuore l’incontro personale con Cristo che si comunica a noi nella sua Parola”. Nell’ultima catechesi del mercoledì del 2022, Papa Francesco è tornato nuovamente sul tema sottolineando come «per il credente, la Parola di Dio non è semplicemente un testo da leggere, la Parola di Dio è una presenza viva, è un’opera dello Spirito Santo che conforta, istruisce, dà luce, forza, ristoro e gusto di vivere». In proposito ha citato anche l’esperienza di grande santo e pastore come Ambrogio, vescovo di Milano, che scriveva: «Quando leggo la Divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel paradiso terrestre» (Lett., 49,3). Custodire e crescere nella familiarità con la Parola di Dio equivale ad avere uno “sguardo altro” sulla complessa realtà di ogni giorno: «La Parola di Dio sempre ti fa guardare dall’altra parte: cioè, c’è la croce, qui, è brutto, ma c’è un’altra cosa, una speranza, una resurrezione. La Parola di Dio ti apre tutte le porte, perché Lui, il Signore, è la porta». Da qui l’invito ripetuto del Santo Padre, ormai noto come una della sue raccomandazioni principali: «Prendiamo il Vangelo, prendiamo la Bibbia in mano: cinque minuti al giorno, non di più. Portate un Vangelo tascabile con voi, nella borsa, e quando sarete in viaggio prendetelo e leggete un po’, durante la giornata, un pezzettino, lasciare che la Parola di Dio si avvicini al cuore. Fate questo e vedrete come cambierà la vostra vita con la vicinanza alla Parola di Dio».
Perché il Papa l’ha istituita il 30 settembre?
Perché in questo giorno si ricorda il grande padre e dottore della Chiesa San Girolamo. In particolare nel 2019 è stato celebrato il 1600° anniversario della sua morte. San Girolamo, autore della Vulgata, ovvero della prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia, su richiesta di Papa Damaso I, alla fine del IV secolo, mise in ordine e sostituì le precedenti versioni in lingua ebraica e greca. Le Scritture erano così messe a disposizione di tutti e tutti potevano leggerle e comprenderle. Ed ecco che Papa Francesco, nell’Aperuit illis, a ragione dell’istituzione, cita una delle più celebri e icastiche frasi di San Girolamo: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.
Perché si celebra a gennaio?
Il giorno prescelto è la terza domenica del tempo ordinario: anche in questo caso, esiste una ragione precisa, perché siamo nella Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, e a ridosso della Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei, “in un momento opportuno di quel periodo dell’anno – scrive Papa Francesco nella Aperuit illis -, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida”.
Come viene celebrata dal Papa?
Con un solenne celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro durante quale il Pontefice conferisce a donne e uomini laici il Ministero del lettorato e del catechista. «È una prospettiva voluta proprio da Papa Francesco – dice monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale della Cei – con i due Motu proprio che il Papa ha consegnato un po’ di tempo fa e credo che in fondo ci sia proprio quest’attenzione all’intero popolo di Dio. E questo appartiene a quello che già nell’Evangelii Gaudium il Papa aveva consegnato all’intera Chiesa, quindi un coinvolgimento di tutti i battezzati nel ricevere, consegnare e trasmettere la Parola per cui questi ministeri sono effettivamente – diciamo così – uno strumento in più perché questa Parola possa correre e possa incontrare anche altre persone».
Quali sono i riti che caratterizzano questa Giornata?
La Domenica della Parola di Dio vuole porre in risalto la presenza del Signore nella vita delle persone. Monsignor Bulgarelli spiega quali sono gli strumenti a disposizione della Chiesa per raggiungere questo obiettivo: «Nella sua tradizione, l’esperienza della comunità cristiana, tra l’altro rilanciata con la costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II, ci ricorda che l’essenza del fatto cristiano è un Dio che si rivela, si intrattiene con gli uomini e con le donne come con amici. Dentro questa esperienza la comunità cristiana ha inteso tutte le proprie azioni pastorali necessariamente collegate alla Parola: penso alla liturgia, a quella che potrebbe essere anche la ricchezza dell’omelia, che è veramente la condivisione, lo spezzare la Parola all’interno di un contesto celebrativo comunitario. Penso alla catechesi che è il far risuonare questa Parola, ma più in generale quella che è l’intera vita della comunità: dovrebbe essere l’eco di questa parola di vita che si è comunicata e si è offerta».