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Note: P = colui/colei che guida la preghiera; T = tutti
All’inizio della preghiera è prevista, se possibile, l’accensione delle candele della corona di avvento; se questa non è presente si può accendere una candela o, più semplicemente, si può accendere interiormente una candela nel proprio cuore, segno della nostra attesa di Gesù, luce del mondo, principe della pace.
Durante l’accensione della candela possiamo cantare il seguente canto o un altro canto adatto:
IL SIGNORE È LA LUCE
(strofe a scelta)
1. Il Signore è la luce che vince la notte!
Gloria, gloria! Cantiamo al Signore! (2v)
2. Il Signore è la luce che illumina il mondo!
3. Il Signore è la luce che illumina i cuori!
4. Il Signore è l’amore che rende fratelli!
5. Il Signore è promessa di un futuro di pace!
6. Il Signore è la luce che guida verso il Regno!
La Novena può essere celebrata sia singolarmente o in famiglia, sia in parrocchia o in comunità, magari ampliandola con il canto del Benedictus
(la mattina) o del Magnificat (la sera), inserendo un momento di adorazione silenziosa, preparando ogni giorno delle intenzioni particolari relative alla vita della comunità e così via.
RENDERE RAGIONE DELLA SPERANZA CHE È IN NOI – 21 dicembre – 6° giorno
Segno della Croce
P. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen.
Invocazione
P. Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia:
T. vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Accensione della luce
P. La lampada accesa sia il segno della nostra attesa, Signore.
T. Noi accendiamo questa luce: tu, Signore, accendi la nostra fede, ravviva la nostra carità, aumenta la nostra speranza perché siamo pronti, quando Cristo verrà nella gloria, a entrare nel tuo Regno di luce. Amen
Ascoltiamo la parola di Dio dalla prima lettera di san Pietro apostolo [3,8-9.13-16]
8 Fratelli, siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili.
9 Non rendete male per male né ingiuria per ingiuria, ma rispondete augurando il bene. A questo infatti siete stati chiamati da Dio per avere in eredità la sua benedizione.
13 E chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene?
14 Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi,
15 ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
16 Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Riflessione (Papa Francesco, Udienza generale, 05.04.2017)
L’Apostolo ci raccomanda di rendere ragione della speranza che è in noi (cf. v. 15): la nostra speranza non è un concetto, non è un sentimento, non è un telefonino, non è un mucchio di ricchezze! La nostra speranza è una Persona, è il Signore Gesù che riconosciamo vivo e presente in noi e nei nostri fratelli, perché Cristo è risorto. (…)
Di questa speranza non si deve tanto rendere ragione a livello teorico, a parole, ma soprattutto con la testimonianza della vita, e questo sia all’interno della comunità cristiana, sia al di fuori di essa. Se Cristo è vivo e abita in noi, nel nostro cuore, allora dobbiamo anche lasciare che si renda visibile, non nasconderlo, e che agisca in noi. Questo significa che il Signore Gesù deve diventare sempre di più il nostro modello: modello di vita e che noi dobbiamo imparare a comportarci come Lui si è comportato. Fare quello che faceva Gesù. (…)
Quando allora anche noi, nelle situazioni più piccole o più grandi della nostra vita, accettiamo di soffrire per il bene, è come se spargessimo attorno a noi semi di risurrezione, semi di vita e facessimo risplendere nell’oscurità la luce della Pasqua. È per questo che l’Apostolo ci esorta a rispondere sempre «augurando il bene» (v. 9): la benedizione non è una formalità, non è solo un segno di cortesia, ma è un dono grande che noi per primi abbiamo ricevuto e che abbiamo la possibilità di condividere con i fratelli. È l’annuncio dell’amore di Dio, un amore smisurato, che non si esaurisce, che non viene mai meno e che costituisce il vero fondamento della nostra speranza.
Cari amici, comprendiamo anche perché l’Apostolo Pietro ci chiama «beati», quando dovessimo soffrire per la giustizia (cf. v. 13). Non è solo per una ragione morale o ascetica, ma è perché ogni volta che noi prendiamo la parte degli ultimi e degli emarginati o che non rispondiamo al male col male, ma perdonando, senza vendetta, perdonando e benedicendo, ogni volta che facciamo questo noi risplendiamo come segni vivi e luminosi di speranza, diventando così strumento di consolazione e di pace, secondo il cuore di Dio. E così andiamo avanti con la dolcezza, la mitezza, l’essere amabili e facendo del bene anche a quelli che non ci vogliono bene, o ci fanno del male. Avanti!
Silenzio e riflessione personale
Ognuno può sottolineare una parola o un frase che sente particolarmente importante e, se vuole, condividerla con i presenti.
Oggi preghiamo il Signore….
– perché cessi ogni guerra
– perché preservi nella comunione e nella pace la nostra comunità parrocchiale e il nostro quartiere con tutti coloro che vi abitano e vi lavorano.
Ognuno può aggiungere una o più intenzioni di preghiera.
Concludiamo con la preghiera del Signore:
Padre Nostro
P. O Cristo, stella radiosa del mattino, incarnazione dell’infinito amore, salvezza sempre invocata e sempre attesa, tutta la Chiesa ora ti grida come la sposa pronta per le nozze:
T. vieni, Signore Gesù, unica speranza del mondo.
P. Il Signore rende sicuri i nostri passi e ci guida verso il suo Regno. Con le lampade accese andiamo incontro a Cristo Signore.
T. Amen. Rendiamo grazie a Dio.
Preghiamo Maria, Madre di Dio
P. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio:
T. non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
Un pensiero al giorno
Possano le tue scelte riflettere le tue speranze, non le tue paure. (Nelson Mandela)