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Archives 31 Marzo 2024

  • Mar, Dom, 2024

Giovedì 4 aprile: Pulcherrima Testimonia

Basilica di san Lorenzo PULCHERRIMA TESTIMONIA

I tesori nascosti nell’Arcidiocesi di Firenze – Diacono A. Bicchi

Le oltre duecento opere della mostra “Pulcherrima Testimonia. Tesori nascosti nell’Arcidiocesi di Firenze”, ospitata nel complesso della Basilica di San Lorenzo nel Salone di Donatello, e visitabile fino all’8 settembre, sono una significativa sintesi dell’immenso patrimonio artistico conservato e custodito nel territorio della diocesi di Firenze che si estende dalle pendici dell’Appennino tosco-emiliano fino a lambire la provincia di Siena. La mostra nasce da un importante lavoro di inventariazione e catalogazione che si è concluso dopo dieci anni.

L’enorme inventario, che ha portato alla compilazione di oltre 271.000 schede, è stato possibile grazie ad una parte dei fondi 8xmille che la diocesi ha destinato a questo scopo.

Alcune foto dell’evento con la nostra Parrocchia




La mostra
La mostra si compone di autentici capolavori d’arte, provenienti dalla città, frutto di ricche committenze, ma anche di oggetti più semplici, realizzati per piccole parrocchie di campagna.
Opere quindi molto diverse fra loro, non solo per qualità artistica, ma anche per tecniche di esecuzione e materiali utilizzati: dipinti su tavola e su tela, crocifissi, statue, oreficerie, reliquari, arredi e paramenti, tabernacoli, libri e codici, fino a umili rosari.
Si tratta di tutte opere perlopiù sconosciute e mai viste, riscoperte e valorizzate dai curatori della mostra: il diacono Alessandro Bicchi, e le storiche dell’arte Chiara Bicchi, Susanna Cialdai e Annalisa Innocenti.
In sezioni distinte per necessità espositive, gli oggetti della mostra in una lettura unitaria raccontano l’espressione della fede attraverso i secoli, e l’identità culturale dei diversi luoghi e delle comunità.
Questa molteplicità di valori insita in queste opere fa sì che esse appartengano allo stesso tempo sia alla comunità di fedeli che ancor oggi le utilizza per esigenze di culto, sia alla più ampia comunità nazionale in quanto parte significativa del patrimonio storico-artistico e culturale del Paese.

La mostra è articolata nelle sezioni: “Gesù Cristo”, “La Vergine Maria”, “I Santi”, “Suppellettili sacre”, “Arredi liturgici” e “Arredi Tessili” più una dedicata alle opere recuperate dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.

Fra i capolavori in mostra si trovano un olio su tavola della cerchia di Giorgio Vasari “Sacra Famiglia con san Giovannino” (1544-1550) attualmente in restauro, ma comunque esposto, un dipinto di Alessandro Allori “Gesù Cristo flagellato si riveste” (1596), una scultura di Giovanni Pisano “Madonna con Gesù Bambino” (1343-1368) e le tavole della cerchia dell’Empoli “San Francesco d’Assisi in estasi” (fine secolo XVI-inizio secolo XVII) anch’esse in corso di restauro, ma anche manufatti di oreficeria di Cosimo Merlini o di Bernardo Holzmann. Inoltre non mancano altre testimonianze straordinarie di autori sconosciuti come un calice del 1300, una croce in rame del 1200, una delle più antiche della diocesi, oppure un imponente Crocifisso in pietre dure con il Cristo realizzato da un blocco unico di calcedonio, e ancora pezzi rari come una pisside in avorio di epoca medievale di origine Normanna.

A questi, come detto, si uniscono in mostra oggetti più ‘modesti’, ma dal grande valore antropologico e culturale, alcuni dei quali realizzati con tecniche uniche, a volte scomparse, dal risultato sorprendente.

Ex voto e anelli sponsali, lasciati davanti alle immagini sacre, raccontano la devozione popolare; rosari preziosi in vetro di Murano, o realizzati con pietre dure, sono il segno della preghiera quotidiana, al pari di quelli costruiti con materiali poveri come i noccioli o caratteristici come quello fatto di castagne d’acqua (frutti di una specie acquatica). In mostra anche paramenti, tessuti preziosi e ricamati con una perfezione tale da sembrare dipinti con la seta, oggetti per la celebrazione o utilizzati nelle processioni, così tanto da essere consumati.

Un patrimonio di bellezza infinito nato e voluto non soltanto per impreziosire i luoghi sacri, ma utile per la vita religiosa e la trasmissione della fede, di cui le oltre duecento opere in mostra rappresentano un significativo corpus di testimonianze.